sabato 10 dicembre 2011

In due recenti antologie

ALTRO NON FACCIO Per onorare l'esperienza lunga ormai quindici anni dell'Osservatorio Letterario Ferrara e l'Altrove (cui mi pregio di collaborare assiduamente da un decennio), Melinda Tamas-Tarr, anima di questa realtà culturale, ha pensato di pubblicare una ricca antologia. Anche il mio nome compare tra gli autori. Nella sezione "Contemporanei italiani, ungheresi e d'altrove" sono presente con due racconti e un saggio. Pasqui Umberto: Incastri, La casa delle voci (Luci, Inquieto vivere, La doppia coppia; Haydn, oh Haydn; Ombre); Lo strano caso delle anatre affagiolate (saggio) 392 Inoltre, sono presente nella sezione "Raccolta delle opere in lingua ungherese" con tre raccontini tradotti in ungherese da Melinda Tamas-Tarr. Da notare chi c'è prima e dopo il mio nome... B. Tamás-Tarr Melinda: Válogatott műfordítások (Dante Alighieri, Assisi Szt. Ferenc, B. Cellini, M. Buonarroti, G. Gozzano, J.M. De Heredía, J. M. Heredía, Ismeretlen Szerző, G. Leopardi, U. Pasqui, F. Petrarca, E. Pietrangeli, Cs. Rubino, F. Sorrentino, Melinda Tamás-Tarr, P. Verlaine) 554 Per saperne di più: http://www.osservatorioletterario.net/copgiubil.pdf http://www.osservatorioletterario.net/ *** 256K Il mio nome compare anche tra i 256 autori selezionati per l'antologia "256k" pubblicata da BraviAutori e curata da Massimo Baglione e Massimo Fabrizi. Nonostante che non sia un fanatico del "retrocomputing" (come si legge nel bando) nè tantomeno apprezzi anglofonie e gergo informatico, mi sono cimentato in questo tema. Il mio racconto brevissimo (è il numero 117) s'intitola "Rimani qui". Come richiesto, misura circa mille battute. Per chi fosse curioso, l'antologia è disponibile come libro cartaceo: http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=672014 Oppure come libro elettronico: http://www.lulu.com/product/ebook/256k---256-racconti-da-1024-karatteri/18724652

giovedì 1 dicembre 2011

Adelaide Controvento

Non solo birra...Pubblico qui questo mio racconto già pubblicato nella mia raccolta "Un po' l'ora notturna" (Kimerik, 2006) ora fuori catalogo.
http://http//birrapasqui.blogspot.com/p/un-po-lora-notturna.html

1
Ogni giorno della nostra vita è arricchito da incontri con le tante persone che vediamo attorno a noi. E’ vero, vediamo tante persone, ma spesso a sera non ne ricordiamo i lineamenti; anche se ci sforziamo ogni tentativo è vano. Se invece fermiamo uno che non conosciamo e parliamo con lui o lo aiutiamo, o da lui siamo aiutati, il suo volto per qualche tempo rimarrà impresso nella nostra memoria. Adelaide amava incontrare diverse persone, parlare con loro di ciò che a loro faceva piacere, metterle a proprio agio o rendersi utile per qualsiasi bisogno altrui. Ogni volto umano per lei era un mistero di curiosità, uno scrigno di segreti: nessuno le era indifferente, ciascuno era degno d’attenzione, d’esser ascoltato, d’essere scoperto. Così Adelaide dal viso di cerbiatto era amata e benvoluta da tutti, si rivelava carina, gentile, disponibile, attenta, e la sua compagnia era alquanto ricercata. Non per questo, e nemmeno per il suo aspetto fisico attraente e delicato, si era mai montata la testa, anzi, la sua umiltà e la sua modestia sconcertavano chi le stava vicino. Aveva qualche difetto, è vero, ma così insignificante rispetto alle sue virtù da ritenersi irrilevante.
2
Adelaide amava passeggiare nel molo, e vedere le onde incresparsi, ascoltare il gorgoglio dei motori delle barche, sentire l’odore di nafta e di pesce intridere l’aria salmastra e lasciarsi accarezzare dal vento marino. Spesso si sedeva su una bitta e chiudeva gli occhi, immaginando mondi lontani. Un pomeriggio, di martedì, era sul molo, seduta su una panchina erosa dalla salsedine, aveva il vento che le soffiava in faccia; era buono, salato, tiepido, pulito. Si rialzò per tornare a casa e notò che, anche se si stava dirigendo nella direzione opposta, il vento, quello stesso vento, le soffiava sempre in faccia. Era stupita, ma non più di tanto. S’insospettì soltanto quando, una volta entrata in casa, avvertì la medesima sensazione.
- Il vento in casa? E da dove soffia? Tutte le finestre sono chiuse… - si chiedeva la ragazza.
Piuttosto inquieta uscì per parlarne con qualcuno, ma a fatica riusciva a tenere gli occhi aperti perché il vento soffiava molto forte, a raffiche. A malapena poteva ascoltare le voci, tanto che l’udito era compromesso dal continuo fruscìo rumoroso ed assordante. Aveva notato che solo a lei stava accadendo questo strano fatto, che solo lei era sempre e perennemente controvento.
- Non può essere una coincidenza, sarà una malattia rara – pensava tra sé.
Puntò lo sguardo sul mare piatto, si volse a scatti nelle quattro direzioni ma era sempre controvento, poi, rassegnata, abbassò lo sguardo a terra, e sempre il vento le accarezzava le gote lentigginose. Era preoccupata la giovane Adelaide, seriamente in pensiero per la propria salute, sia fisica che mentale: dentro lei cresceva il fastidioso sospetto di essere vittima di un malocchio, o di una malattia della mente. L’idea della fattura le era venuta perché sapeva che lei, carina e benvoluta, era fonte d’invidia per qualche coetanea rancorosa, ma credeva poco nella magia. Stava diventando pazza? Forse sì, a suo giudizio, perché tale era l’unica spiegazione verosimile alla sua condizione. Forse erano allucinazioni le sue sensazioni.
3
Nel culmine della sua preoccupazione avvertì una voce strozzata che la chiamava:
- Adelaide… Adelaide…
S’accorse che la voce proveniva dal mare piatto del molo, e lo fissò.
- Adelaide… Adelaide…
La voce proveniva da un’alga. Un’alga? La ragazza era sempre più convinta della sua follia e, quasi divertita, volle ascoltarla.
- Adelaide… Adelaide… parlo in nome delle onde del mare, esse ti mandano a dire che sono gelose di te.
- Gelose? – reagì con tenue riso – E che cosa avrei fatto?
- Il loro principe tu hai rapito, ed ora tristi si spengono nella mestizia.
- Misericordia! – sempre più perplessa – E tutto ciò sarebbe accaduto per colpa mia?
- Adelaide… Adelaide…
Un gommone passò sopra l’alga e la fece tacere.
Qualche curioso sorrideva avendo visto la ragazza parlare col vegetale marino. Buona parte del resto della giornata fu da lei trascorsa a pensare e ripensare alle parole strozzate dell’alga. Che cosa voleva dire? Chi è il principe? E perché le onde sono di lei gelose? Sulla via di casa un pettirosso, tutto arrabbiato, le beccò i piedi soltanto difesi da sandali e la redarguì con veemenza:
- Attenta, perché tu, con quei tuoi sorrisini, hai combinato un bel guaio!
- Dimmi che cosa ti ho fatto…
- L’effetto è che volo come un pollo menomato, non più come un aggraziato pettirosso, la causa sei tu.
- Sono davvero dispiaciuta, cosa posso fare per te?
- Per me? Ah, bella mia, non solo “per me”, hai ridotto come me tutti i volatili della zona!
Il pettirosso saltellò via imprecando contro di lei. Adelaide era sempre più curiosa di sapere qual era il suo ruolo nella vicenda e perché le stavano capitando cose tanto strane. Intanto il vento le soffiava sempre in faccia.
- Tu, bambolina dagli occhi di cerva – tuonò una voce contraltile proveniente dall’alto.
Era una nuvola, anch’essa in collera con la ragazza.
- E a te cosa avrei fatto?
- Non fare la gnorri, bipede flavichiomato, sai bene che se mi manca l’accompagnatore è solo per colpa tua.
- Non so davvero che dire… se solo sapessi… se solo ti potessi aiutare…
- Ogni mia simile, pulzella scriteriata, è ora sola a causa tua, e non ha nessuno che le faccia scoprire nuove terre e nuovi cieli.
Adelaide era sempre più mortificata, non osava più rispondere ma si lasciava insultare dalla nuvola borbottante.
- Mi fai pena e disgusto, frivola callipigia, perché tu sai tutto, hai la risposta davanti agli occhi e sei complice del misfatto.
La nuvola, ciò detto, tuonò e si dissolse.
4
In quel momento nella testa di Adelaide passava ogni sorta di pensiero. Era curiosa, e allo stesso tempo angosciata; a tratti riteneva divertente parlare a cose o ad animali, ma a volte pensava che ciò fosse sconcertante e ben presto le tornava in mente l’idea di aver contratto una malattia sconosciuta. Aveva appena dialogato con un’alga, un pettirosso e una nuvola, e tutti questi l’accusavano per qualcosa di cui non sapeva nulla. Decise che era meglio non parlarne con nessuno, altrimenti chissà cosa avrebbe suscitato, ma sentiva altresì che affrontare da sola questo grave, poteva diventare di difficile sopportazione. Avrebbe voluto sfogarsi, ma non osava. Pur avendo tanti amici in quei momenti si sentiva tremendamente sola. Detestava la solitudine, ma riteneva che nessuno potesse darle un consiglio né esserle d’aiuto. Tornò sul molo, su quella panchina erosa dalla salsedine per capire qualcosa: sempre e ancora il vento le soffiava in faccia.
5
Chiuse gli occhi ascoltando i rumori del molo finquando sentì una voce che chiamava il suo nome:
- Adelaide… Adelaide…
- Dimmi, alga – rispose senza aprire gli occhi.
- Alga? Io non sono un’alga! Guarda bene.
La ragazza aveva davanti a sé, per terra, ai suoi piedi, un aeroplanino di carta: era possibile che fosse lui a parlare?
- Sì, sono io… - disse alzando la voce.
- Di che cosa hai bisogno? – domandò Adelaide con aria di sufficienza; ormai era abituata a tali stranezze.
- Ti rendi conto che sono inservibile?
- Mi dispiace.
- Solo questo sai dire: “mi dispiace”?
- Non hai capito ancora niente? – borbottò un’altra voce da non lontano.
Era un aquilone steso a terra col filo attorcigliato su se stesso.
- Se non mi spiegate… - riprese a parlare la ragazza, sempre più svogliata.
- E cosa c’è da spiegare? – protestarono i due oggetti.
- Spiegatemi dove ho sbagliato!
- Ah, be… - titubò l’aquilone – evidentemente tu gli piaci.
- Sì, sì – aggiunse l’aeroplanino di carta – tu non hai voluto tutto questo, ma l’hai causato.
- Se non mi dite come stanno le cose – minacciò la ragazza ormai insofferente – vi prendo e vi butto nel cestino!
- Ehi, signorinella – rispose seccato l’aquilone e per nulla impaurito – sarà ora che usi la tua bella testolina bionda, oppure hai capito e ti stai prendendo beffe di noi, vediamo bene che non disdegni la sua compagnia.
- Sua? Di chi?
- Di chi ti sta corteggiando, e tu di certo non rifiuti.
La testolina bionda della docile Adelaide cominciò a girare perché non riusciva più a trovare il senso di ciò che stava accadendo.
- Non hai capito, stellina? – chiese ancora, con dolcezza, l’aeroplanino di carta.
- No…
- Allora è giunto il tempo che ti spieghiamo le cose per bene.
Finale
Adelaide non si era resa conto che quel giorno in cui si era seduta sulla panchina del molo aveva incontrato il vento, e il vento con lei si era incontrata. Esso l’accarezzò sulla guancia, e poi se ne innamorò. Il vento, per natura, ha un carattere capriccioso e volubile, ma talora può essere anche costante, tanto rimaneva fedele ad Adelaide che nel mondo non soffiava più, se non per baciare ed accarezzare la ragazza.

Umberto Pasqui