Un borgo senza nome si trova al centro del conflitto tra la Nuova Tecnologia Obbligatoria e il Comitato Pro Funghi Preistorici. E anche la vicina città della fabbrica di mutande non se la passa benissimo. In mezzo a questa trama s'intrecciano le vicende di personaggi eterogenei e sfuggenti, accomunati dalla stessa fine. Solo tre osano prendere una strada diversa, a muovere una ribellione contro ciò che sembra ineluttabile. Tornerà la pace? Sì, ma a che prezzo?
Queste sono le "premesse" o le "promesse" delle Interferenze dei funghi preistorici, racconto la cui uscita, come prassi (così è avvenuto per "Il bambino rosso", 2020 e "Buio presto", 2021) era programmata per Pasqua 2022. In effetti il testo, a quella data, era completo, salvo revisioni, correzioni e prefazione di Moreno Zoli che qui si riporta.
“Di quanti miracoli siamo inconsapevoli? Di quante cose prodigiose che accadono ogni giorno non ci accorgiamo? E da quanti pericoli provvidenzialmente scampiamo, chi lo sa? E da quali segrete forze malvagie, così, senza che non ne veniamo a conoscenza, siamo salvati, protetti o guariti?”
Scrivere la prefazione ad un racconto non è mai cosa semplice, per me poeta ed abituato a scrivere di emozioni in poche righe. Mi sono chiesto dunque se sarei stato all'altezza di descrivere alla giusta maniera queste pagine. Poi ho iniziato a leggerlo e mi sono ritrovato in un viaggio incredibile, onirico, che al termine di una prima lettura posso solo definire in un modo: Geniale!
Badate bene, non è una affermazione partigiana dovuta alla mia amicizia con
Umberto Pasqui: Qui esce il professore, lo storico, il giurista e soprattutto il sognatore.
Escono la fantasia e la ricercatezza del linguaggio per raccontare qualcosa di diverso ad ogni lettura.
Sì, perché "Interferenze dei funghi preistorici" va letto più volte per entrare in sintonia con i personaggi di questo mondo fatato, così fantastico, ma così talmente simile al nostro. Ogni volta un nuovo tassello magicamente vi entrerà in mente riallacciandosi alla lettura precedente.
Così sarà possibile che Don Panacca si riveli ai vostri occhi totalmente diverso, che Bruno e China siano più di quello che sembrano. Ma queste sono solo intuizioni che ognuno potrà avere solo leggendo e rileggendo, perché i personaggi sono tantissimi, più o meno stravaganti, con nomi che ad un buon Romagnolo non possono non risultare familiari.
Funghi, fantasmi, parassiti, boschi fatati, biglietti dal passato dimenticati, guerra, ma anche speranza, con la malinconia che cresce pagina dopo pagina.
La bravura di Pasqui sta proprio di riuscire alla fine ad unire tutti questi componenti di un puzzle, lasciando il lettore a bocca aperta, stupito dall’incasellarsi pezzo dopo pezzo, riga dopo riga.
Non voglio raccontare di più perché sarete voi pagina dopo pagina a crearvi ad immagine e somiglianza questo mondo, e vi accorgerete che da osservatore curioso, vi ritroverete protagonisti al suo interno, vostro malgrado.
Spero davvero che possa esserci un seguito, perché il finale aperto lascia mille chiavi di lettura, ed il modo migliore per decriptarle è appunto quello di continuare a scrivere di questo magico mondo che da oggi sento un po’ anche mio.
Buona lettura a tutti e grazie ancora Umberto di questo dono.
Il racconto, pubblicato nei mesi scorsi, lo si può trovare qui. Se proprio preferite, ne esiste anche la versione elettronica.
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