Quando l'ho fatto leggere a Nicola Catellani perché introducesse il testo, mi ha risposto che si tratta di "una vicenda che non è fantasy, non è fantascienza, non è narrativa normale... Devo capire cos'è". Superato lo smarrimento (o lo sconcerto), ha poi scritto parole lusinghiere che poi riporterò. Sì, è stato pubblicato "Benessum!", un racconto ambientato nel "peggioevo": qui, Tristano, rincorre un conoscente effimero, mondano e di successo. Sarà possibile conciliare la sua irrequietezza con il mondo minacciato dai pitecomorfi? Il protagonista cercherà risposte grazie al confronto immediato con la moglie Laura, con una coppia di amici, con una gelataia cinese, con fantasmi, sullo sfondo determinante di una struttura misteriosa: la Piattaforte, capace di aprire uno squarcio sull’eternità. Se siete curiosi di leggere un simile mappazzone lo potete trovare qui: in versione cartacea e in versione elettronica.
Ecco intanto l'introduzione:
Benvenuti, amici lettori! Siete pronti a partire? Allacciate le cinture, perché Umberto sta per condurvi in un frenetico viaggio alla scoperta del Peggioevo italiano, un’epoca del prossimo futuro in bilico tra scienza e magia, tra reale e surreale, tra sincerità e ipocrisia, tra ignoranza e ignoranza mascherata da cultura, dove ogni cosa è livellata e omologata (verso il basso). Una società in cui la maggioranza amorfa dei cittadini vive acriticamente, ma che tuttavia consente in modo benevolo a coloro che vogliono protestare di farlo (però in un apposito ufficio, da cui ne escono tranquillizzati e rasserenati).
Come si è arrivati a questo? Forse un’improvvisa rivoluzione distopica? No, ci si è arrivati un passo alla volta, quasi senza accorgersene: come una rana immersa in una pentola d’acqua fredda che viene scaldata a poco a poco sul fuoco, e alla fine si trova cucinata suo malgrado.
“Benessum” non è quindi solo la storia di Tristano: è anche un sarcastico racconto corale che mette in scena tanti personaggi del Peggioevo (non solo umani) per mostrarci appieno le varie sfaccettature di quest’epoca surreale-ma-non-troppo. Grazie alle continue trovate fantasiose che Umberto fa comparire in ogni capitolo del racconto, possiamo ricostruire un quadro complessivo e vivido di questo incombente Peggioevo prossimo venturo.
Per scoprire a poco a poco – con una certa amarezza - che forse tutti noi ci troviamo già immersi in acque molto calde.
Il protagonista del racconto, Tristano, è una “rana” che non accetta di essere cucinata. Ma non è facile opporsi a una situazione negativa, quando tutte le rane intorno a te magnificano l’acqua sempre più calda in cui sono immerse. L’avanzare del Peggioevo ha sconvolto a poco a poco la vita di Tristano e l’ha – come rivela anche il suo nome – intristita; ormai egli vive con disagio sempre crescente in una società che agli altri sembra del tutto normale. Non riesce nemmeno a opporsi in modo concreto al sistema: finora l’unica sua ribellione è stata mangiare (in privato) cappelletti alla panna come simbolica opposizione a tutte le diete ecosostenibili-vegane-omologate-automatizzate propugnate dai mass media.
Un fattore scatenante a inizio racconto porterà alla luce la rabbia di Tristano, e per lui inizierà un vagabondaggio fatto di incontri, che lo condurrà tra le assurdità e le contraddizioni del mondo in cui vive. Alla fine di questo viaggio riuscirà a cambiare almeno un po’ il mondo? O dovrà invece cambiare se stesso? Oppure non cambierà nulla, e lui tornerà bofonchiando a mangiare i suoi cappelletti alla panna?
Buona lettura!
Nicola Catellani