Ho raccolto, in un libro di circa cento pagine, tutti i miei racconti scritti tra il 2016 e il 2018. Il titolo, appunto, è Sedici-Diciotto.
I testi sono volutamente in ordine cronologico. Per il resto, affido a Enrico Teodorani, autore dell'introduzione, una presentazione di questo piccolo volume.
I primi racconti di
Umberto Pasqui che ho letto li ho trovati sparsi su antologie di
autori vari uscite per diversi editori. Non è stato un colpo di
fulmine immediato, eppure mi sono reso conto quasi subito che, mentre
i nomi degli altri autori mi scivolavano addosso e la loro presenza o
meno su un’antologia passava per me quasi inosservata, di lui mi
ricordavo. Perché, al di là della riuscita del singolo racconto,
Umberto Pasqui è uno scrittore inusuale. Non perché cerca a tutti i
costi il finale più sconvolgente, non perché scrive con verbosità
flamboyant oppure al contrario con uno stile
ultra-minimalista, non perché cavalca le mode editoriali del
momento: a dire il vero rifugge da tutto questo. Pasqui sembra voler
fuggire dalla normalità e dall’ordinario anche quando sceglie i
nomi dei suoi personaggi (Ordigno Mascalzini detto Ghigno nel
racconto “Vicini di Casa” sull’antologia “Ventidue
Pallottole”, oppure Stelvio Sparagnini nel racconto “Oceania”
sull’antologia “Costellazione 21”), tutti con un sapore tanto
arcaico da risultare spesso quasi posticcio, eppure pieni di
spontanea giocosità e quindi di “verità”. Pasqui rifugge anche
dai canoni dei “generi”, basta leggere un qualsiasi suo racconto
pubblicato su un’antologia che dovrebbe essere dedicata al giallo,
alla fantascienza o all’orrore: l’autore accetta il vestito
dell’occasione per il suo racconto, ma alla fine “fa la sua cosa”
sempre. E questa coerenza nel perseguire un tipo di racconto a volte
sbilenco o bizzarro, ma sempre personale, mi ha conquistato, tanto
che – non appena mi sono trovato nelle vestiti di curatore di
antologie “di genere” – l’ho sempre voluto fra gli autori,
ben sapendo che da lui non avrei ottenuto un racconto noir o un
racconto horror nel senso più stretto del termine. Ma sapevo anche
che mai si sarebbe adagiato sui cliché del genere. Anzi, specie nei
racconti fantastici, Umberto si è sempre sforzato di compiere
un’operazione secondo me sacrosanta, ovvero la ricerca di una via
al fantastico svincolata dalla tradizione letteraria anglosassone e
legata invece alle tradizioni locali: proprio per questo alcuni
racconti miei e di Umberto, per quanto diversi stilisticamente,
potrebbero essere accomunati sotto la definizione di “gotico
romagnolo”. Su questa antologia
sono raccolti tutti i racconti di Pasqui scritti fra il 2016 e il
2018. Per scelta precisa di Umberto sono pubblicati in ordine
cronologico di scrittura, perché in tutti ci sono riferimenti a cose
che ha vissuto o appigli alla realtà di quel momento, per cui,
leggendoli in fila, si può costruire una sua biografia frammentaria
degli ultimi anni, seppur solo emotiva o umorale. Ed è proprio per
questo che vale la pena leggere questa raccolta: non si tratta solo
di storie, neanche nel caso, come già detto, dei racconti di genere.
In ogni suo racconto Pasqui ci vende un mondo. Il suo mondo.
Enrico Teodorani