sabato 23 agosto 2014

Un altro piccolo contributo storico


Nicholas Farrell e Giancarlo Mazzuca, per l'editore Rubbettino, hanno pubblicato "Il compagno Mussolini".
 
Così si legge in copertina:
Lo scopo di questo libro è quello di dimostrare una verità negata. La scelta di Mussolini - a causa della Prima guerra mondiale - di abbandonare il socialismo internazionalista a favore del socialismo nazionalista (che poi diventò il fascismo), fu una tra le scelte più importanti del Novecento, non solo per l'Italia ma anche per l'Europa e per il mondo. La scelta che Mussolini fece nel 1914, però, non fu da cinico assetato di potere o da corrotto al soldo della borghesia, ma da devoto socialista rivoluzionario: la guerra gli aveva fatto capire che gli uomini sono più fedeli alla loro nazione piuttosto che alla loro classe. Per Mussolini dunque la Prima guerra mondiale fu una guerra rivoluzionaria e non reazionaria. (...).
 
E io che c'entro?
Grazie a una piccolissima collaborazione mi sono meritato
un ringraziamento a pag. 311 e una citazione a pag. 335.

http://www.store.rubbettinoeditore.it/il-compagno-mussolini.html

giovedì 21 agosto 2014

Rassegna solenne


 

Rassegna solenne è il titolo di un grosso volume pubblicato per l'Osservatorio Letterario Ferrara e l'Altrove. Solenne un po' per lo spessore (in tutti i sensi) ma anche per l'occasione rilevante del centesimo numero della Rivista dell'Osservatorio. Fa il paio con l'Antologia giubilare “Altro non faccio” pubblicata nel 2011. Artefici sono l'ideazione e il coordinamento di Melinda Tamas-Tarr, ferrarungherese che da anni, con tenacia, porta avanti iniziative culturali. L'antologia, pertanto, in oltre seicento pagine contiene opere di quasi cinquanta autori ungheresi e italiani, classici e contemporanei.
Si tratta, dunque, di un importante e corposo “assaggio” bilingue di quanto, nella considerevole esperienza della Rivista, è stato fatto. Una Rivista, tra l'altro, che grava sulle spalle dell'indefessa Melinda Tamas-Tarr che con orgoglio e senza troppe smancerie promuove un significativo lavoro di collezione e valorizzazione delle culture italiana e ungherese di ogni tempo.
 
Per la “squadra” di scrittori o poeti italiani scendo in campo anch'io, tra le pagine 424 e 441. E con me grandi firme del passato, tra cui il mio concittadino Lorenzo Stecchetti (cioè Olindo Guerrini) e Guido Gozzano. Tra i vivi, posso fare i nomi di Gianmarco Dosselli, Ivan Plivelic, Ivan Pozzoni, Emanuele Rainone, Franco Santamaria, Mario Sapia, Ambra Simeone. E tanti altri che si sono dedicati maggiormente alle traduzioni o alla saggistica. E poi c'è un'ampia fetta magiara, con nomi difficili da ricordare (e da scrivere) ma assolutamente da scoprire e approfondire.

Mi piace citare l'argentino Fernando Sorrentino che in quest'antologia ripropone l'ormai classico L'irritatore (in seconda stesura), sempre godibile a leggersi.

Per quanto mi riguarda, sono stato selezionato con una poesia, un saggio breve ed alcuni racconti. Tra questi: Il canto di mezzanotte (più o meno l'evasione di un cucù dall'orologio), Nel giardino degli iperborei (un'avventura finita male per improvvidi escursionisti), Il principe degli asteroidi (un personaggio speciale, capace di scrivere con le stelle), Abbagli (cioè dell'avidità, in salsa cinquecentesca, per l'oro nelle Indie occidentali), Zuriva (un'enigmatica città scomparsa sotto il mare, forse), Mutevoli identità (un disagiato assume falsi sé, solo per apparire), In via del tutto eccezionale (su questa strada, le persone hanno tutte la stessa faccia, a meno che...), L'ultima cosa che arriva (una voragine inghiotte tutto, ma ci si penserà poi).
 
Ecco dove trovare il volume:
 
Altre informazioni:
 
Umberto Pasqui
 

mercoledì 20 agosto 2014

Dritto al cuore


A fine maggio m'imbatto nella selezione per un'antologia a scopo benefico, scrivo un racconto, lo invio: così il mio Ormelie di Ravaldino è stato inserito tra le pagine di Dritto al Cuore. L'iniziativa, a cura di Igor De Amicis, Sira Terramano, Vincenzo Valeriani è pubblicata da Galaad Edizioni. Vanta una prefazione di Andrea G. Pinketts e all'interno si può trovare un racconto di Carlo Lucarelli (Questo cuore nero).
Il volume di quasi 150 pagine si propone come antologia del mistero, del grottesco e della follia. Il ricavato verrà devoluto al progetto “Mettici il cuore” dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma.
La raccolta è scandita da un centinaio di brevi racconti.
 
Vi si riconoscono, oltre a me, altri due romagnoli: Ferdinando Borroni (A Natale siamo tutti più buoni) ed Enrico Teodorani (Con la gentilezza si ottiene tutto). Se il primo vuole spiazzare con un'osservazione sulla “bontà” che da apparentemente morale diventa sensibile (il gusto), il secondo ripropone Durìn che risolve, a suo modo, una vicenda d'affitto altrui, con la pistola, ovviamente.
Il quadro di Sonia Tortora si tramuta, per la protagonista, da realtà dipinta a realtà vera mentre con ironia, Bruno Zaffoni, porta Il cappuccio rosso noto al mondo delle favole in commissariato.
Il piccolo lago di Lodovico Ferrari nasconde una creatura mostruosa malgrado l'apparente pace (messa in dubbio da qualche preavviso), al contrario La strage di Bruno Elpis muove da tinte fosche per sortire un esito ben diverso da quanto ci si aspetterebbe. Patrizia Benetti concentra l'attenzione sullo sguardo inquietante di una sorellina incendiaria (La Fattoria) e un compleanno importante è descritto da Alberto Cola (Poi passa), arricchito da varia umanità.
Altre decine di racconti sarebbero da citare, ma tanto vale acquistare il libro.
Sono storie che, sebbene non tutte risuonino sinistre, partono da un presupposto misterioso. Singolare per un'antologia benefica a favore di bambini.
Ma Sira Terramano, nell'introduzione spiega che destinatari del libro sono i “lettori accaniti di un genere che non ha età”. Più copie si vendono, infatti, più bambini si aiutano. Con questo spirito, Andrea G. Pinketts, nella prefazione, osserva che “se scrivi di cuore hai un fine, non una fine”.
Con Ormelie di Ravaldino ho immaginato che, nel prato adiacente alle carceri forlivesi, siano impresse delle impronte cantanti, definite per crasi semantica: “ormelie”. Che cos'hanno da cantare? Visto che si è vicini alle prigioni, il cantare è più che altro un parlare. Un parlare derivante dalle voci delle vittime di un efferato assassino di cui da tempo si sono perse le tracce.
In attesa che qualcuno, finalmente, si fermi ad ascoltare. 
Per saperne di più:

Umberto Pasqui

Su "Noir in Romagna"

Che intervistona sul blog "Noir in Romagna": grazie!

Umberto Pasqui, forlivese, non è uno scrittore noir, ma uno scrittore tout court, con una prosa originale, che di tanto in tanto si è dilettato anche nella scrittura di racconti gialli.

Per sapere come va avanti:

http://vittoriodelponte.blogspot.it/2014/08/intervista-umberto-pasqui.html

***
Noto però che a oggi (24.2.19), il blog è sparito e con esso quanto contenuto.
Ho recuperato quanto vi era scritto che qui incollo:
Vorresti presentarti brevemente ai visitatori del blog?
Sono giornalista pubblicista, dottore in Giurisprudenza, dottore in Scienze religiose, insegnante. Ho sempre coltivato la passione per la scrittura. Di carattere riservato, evito volentieri di farmi troppa pubblicità e prendermi sul serio come “scrittore”. A meno che non siano altri a scoprirmi. Sono semplicemente uno che scrive e pubblica delle storie. Non saprei etichettare il genere dei miei racconti; essendone geloso non amo che qualcuno lo faccia per me. Mi occupo anche di storia locale (romagnola, forlivese) e di birra.  
Quali sono gli autori che più ti hanno influenzato?

Ammetto di non essere un gran lettore, quindi non credo di subire influenze. Ho imparato a leggere prima di andare a scuola, grazie a Topolino e alle targhe delle automobili. Certo, mi piacciono i racconti brevi che si prestino a sviluppi metafisici e surreali. C’è chi legge in ciò che scrivo riflessi di Calvino (mi hanno sempre suggestionato le sue “Città invisibili”) o Verne, o situazioni kafkiane. Ma credo che più che altro sia stato influenzato da quadri, quelli di mio nonno Enzo.

A chi ti ispiri per i tuoi personaggi?

A chi vedo in giro, a chi incontro, a cose che mi succedono o che immagino. Prendo un po’ di qua e un po’ di là e misteriosamente ne viene fuori una storia. Non so, a me sembra una cosa semplice. 
I tuoi personaggi spesso hanno nomi inusuali o arcaici: come mai questa scelta?
Perché abbiamo la fortuna di parlare e di scrivere nella lingua più bella del mondo. Quindi evito il più possibile voci “aliene” e vado alla ricerca di espressioni pure e fresche, non inquinate dal contemporaneo sebbene spesso mi piaccia coniare neologismi. Mi curo di riscoprire parole obsolete e dimenticate, avendo premura di non appesantire la narrazione. I nomi inusuali partono appunto da questo presupposto: probabilmente sono bastian contrario e sto bene alla larga dal dare, per esempio, nomi inglesi ai miei personaggi. Perché spesso i “miei” nomi sono legati al luogo in cui abito, hanno un legame affettivo, o sono evocativi, o sono semplicemente desueti.  Mi pare, paradossalmente, che puntare tutto sul locale sia più originale e meno provinciale che omologarsi nel presente globalizzato.
Quando scrivi segui una scaletta fatta preventivamente o ti lasci semplicemente guidare da un'idea?Quando seguo una scaletta è la volta che non porto a termine il progetto. In genere fisso dei punti, non necessariamente consequenziali, e la storia nasce da sé, dai particolari, da cose che noto nella quotidianità, fatti, persone, nomi, luoghi, sogni. Prendo appunti e poi, anche a distanza di anni, ne traggo qualcosa.
Cosa stai scrivendo ora? Oppure eventuali progetti futuri?
Più che altro, adesso, mi dedico alla saggistica: la storia locale è una mia grande passione. Non avendo preso mai tanto sul serio i miei racconti li pubblico in proprio, nell’eventuale attesa che un editore se ne accorga. Per il resto, non perdo occasione di partecipare a concorsi per la realizzazione di antologie, meglio se cartacee.

martedì 19 agosto 2014

Costellazione 21


Tra le pagine di Costellazione 21 è accolto il mio Oceania. L'antologia, curata per EF Libri da Andrea Teodorani, raccoglie ventun racconti di fantascienza. Il risultato è un'alchimia curiosa. L’arcana profezia sibillina delle Aquile di Ferro (del curatore) viene realizzata nel rapporto di fiducia tra un nonno ascoltato da un solo nipote, tenerezza che però lascia il futuro con un punto interrogativo. In effetti, se il tema è la fantascienza, spesso si suole scrutare il cielo, cercando di andare oltre ai confini della vista umana alla ricerca del mistero. Oltre allo spazio c’è anche la coordinata del tempo da cui prende spunto la vicenda delle gemelle Oche di Marco Bertoli; le protagoniste dal cognome Anseri (“anseres” sono le oche latine) sono attratte in tutti i sensi dalla storia romana. Bruno Elpis, in Ventunesimo secolo, offre in un lungo contributo gli aneliti, da sempre presenti nell’uomo, verso l’immortalità. Il piglio positivista di un’umanità proiettata più sui satelliti di Giove che sulla terra poi si approfondisce ponendo interrogativi etici sull’opportunità e sul dramma esistenziale di una vita in un “mondo prolungato”. Ultima stella della costellazione è Spazio nero di Enrico Teodorani, in poche parole l’amaro che viene servito dopo una lauta cena. In un sorso, si svela la vera natura di un apparente dialogo: è un soliloquio. Tra gli altri autori, si citano Davide Rigonat, Alessandro Maiucchi, Francesco Grimandi, Davide Schito, Patrizio Pacioni, Mauro Cancian, Francesca Paolucci.
 
In Oceania racconto della “Grande Spedizione”, cioè dell’idea di un vago e visionario Presidente di conquistare l’oceano, colonizzandone ogni “cubacqua”. Ciascun abitante del pianeta è chiamato ad esplorare e a dare il nome a una porzione di spazio liquido. Arturo Stella, in tale circostanza, s’imbatte in una scoperta sorprendente e inattesa. Specialmente quando un incidente rende evidente le impreviste possibilità di una rinascita subacquea. Lo stile, se mai qualcuno se ne fosse accorto, a volte, specialmente all’inizio, sembra ripetersi, si ripropongono argomenti già espressi. L’espediente vuole imitare la discesa lenta e circolare, a tempo di valzer, verso le profondità marine.
 
Ecco dove e come acquistarlo:
 
Altri riferimenti qui:
 
Umberto Pasqui
 

Note in nero

Enrico Teodorani, per EF Libri, ha curato l’antologia Note in nero.
In copertina, un sassofono tra il rosso e il nero (colori già evocativi del contenuto) brilla ma – forse – non suona. Non ci sono, pare, dita che manipolino l’emissione dei suoni. Però le “note” comprese in questa singolare antologia sono venticinque: venticinque racconti tra i quali mi pregio di contribuire con il mio Nota sul diario. Singolare perché offre un tema al già esplorato genere “noir”, dando dei binari ben precisi e il risultato è ampiamente positivo. Apre le danze l’ormai familiare Durìn, caro al curatore, nel bel mezzo di un concerto jazz (e qui troviamo il sassofonista). Il finale di Musica in nero spiega i motivi per cui la scena si svolge in quel contesto, in salsa bolognese, tra note, foglietti, coltelli. Con la consueta (per Enrico Teodorani) freddezza “a sorpresa”, il racconto si sviluppa e si esaurisce in poche, essenziali, efficacissime battute. Misurati e, ciascuno a suo modo, armonici sono pure gli altri testi. Se il Viaggio nel buio di Francesca Paolucci fa venire la pelle d’oca per il tema e la narrazione che, con spietata semplicità, fa emergere un incubo che molti hanno, la malinconica sparizione di Lucinda e il violinista di Cristiano Tanduo offre ombre, più diluite nell’esposizione, altrettanto angoscianti e misteriose. Gli altri autori scelti per quest’antologia sono: Federica Gaspari, Davide Schito, Andrea Bindi, Valentina Iuvara, Fabio Girelli, Renzo Maltoni, Marco Parisi, Marco Bertoli, Bruno Elpis, Sam Stoner, Nunzio Campanelli, Valeria Barbera, Davide Rigonat, Mariarita Cupersito, Daniela Piccoli, Andrea Teodorani.

Con Nota sul diario ho voluto percorrere la vicenda misteriosa di Davide, eponimo del capolavoro di Michelangelo custodito alle Gallerie dell’Accademia a Firenze. Qui trova il modo di uscire da una vecchia fobia per la musica, risalente a un episodio scolastico, per passare, all’opposto, a una mania ossessiva per uno strumento raro e obsoleto. Riuscirà a costruire una tromba marina tutta sua ma poi farà perdere le tracce di sé.

Ecco dove e come acquistarlo:

Altri riferimenti qui:
http://enricoteodorani.blogspot.it/

Umberto Pasqui

Ventidue pallottole

 
La copertina provocante di Ventidue pallottole ha provocato (appunto) qualche prurito quando ho donato una copia del libro in Biblioteca. L’antologia, curata per EF Libri da Enrico Teodorani, ha selezionato ventidue racconti noir di autori italiani. Mi sono cimentato anch’io in un genere in cui in genere non oso cimentarmi, e così è stato accolto il mio Vicini di casa. Il curatore, e questo, almeno a me, lo rende simpatico, ambienta le sue storie in Romagna, una terra che come luogo comune è solare e godereccia, ma come luogo vero ha non poche venature nebbiose, umbratili e livide. L’algido e rude Durìn, giustiziere di nuìtar, regola i conti con una tedesca in Una bionda per un duro lasciando poco spazio ai sentimentalismi. Una brutta fine fa anche “lo spilungone” della Notte nera, altro contesto in cui il Durìn di Enrico Teodorani applica il suo personale codice penale. Nemmeno La spiona di Massimo Baglione non esce viva in quanto “ostacolo” di un amore nato nella virtualità e posto ai primi riverberi della realtà con risvolti inquietanti. Un omicida seriale allo specchio non sa perché sente il bisogno di uccidere, così in Dentifricio di Fabio Girelli si leggono domande senza risposta che si sciolgono in un “E’ così terribile, non avere un motivo?”. Particolarmente amare sono le Confessioni di una poliziotta in cui Francesca Paolucci dipinge sapientemente la presa di coscienza di una donna alle prese con un mestiere che mette a dura prova corpo e anima. Altri autori selezionati sono: Nunzio Campanelli, Daniela Piccoli, Francesco Grimandi, Angela di Salvo, Stefano Andrea Noventa, Fabio Giannelli, Andrea Teodorani, Alessandro Maiucchi, Sam Stoner, Bruno Elpis, Valeria Barbera, Graziano Sardello, Lorenzo Spurio, Cristiano Tanduo.

Con Vicini di casa ho voluto raccontare, ambientandolo cent’anni fa e prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente successo, un intreccio tra dirimpettai. Una vedova salva i figli del caffettiere del Pubblico giardino da un incendio e a sua volta è vittima del cognato perché aveva osato innamorarsi di un maestro di musica dagli occhi brillanti, molto più giovane di lei. I due amanti giacciono sotto il manto del Pubblico giardino ma nessuno, a parte il caffettiere, ha capito che cosa è successo.

Ecco dove e come acquistarlo:
http://www.efedizioni.com/cat140_p156.htm

Altri riferimenti qui:
http://enricoteodorani.blogspot.it/

Umberto Pasqui