Ebbene sì, sono uscito allo scoperto con una silloge poetica. Era l'ultima delle cose che pensavo di fare, preferendo da sempre la narrativa ma, con fretta ponderata, il progetto si è concretizzato in tempi brevi (specialmente nel maggio scorso). Ne è quindi uscito un volumetto intitolato Ho già visto (la mia prima ipotesi era "L'incantamento") edito dall'Osservatorio Letterario Ferrara e l'Altrove di Melinda Tamas-Tarr.
Per spiegarne meglio i contenuti, incollo la mia introduzione:
Sono qui racchiuse quello che – sempre saltuariamente – ho scritto in tempi recenti, salvo “Istantanea 92” che è, appunto, dell'ormai lontano 1992. In effetti, è da quando frequentavo le scuole medie che mi cimento nel genere poetico poi accantonato. Insomma, giudichi chi legge le cose che sono scritte tra le pagine seguenti. Solo negli ultimi anni ho riscoperto questa forma, posto che di forma si tratti, anche grazie all'incitamento e all'imprevisto apprezzamento dimostrato da alcuni. Primo tra tutti Daniele Boldrini che, tra le pagine dell'Osservatorio Letterario Ferrara e l'Altrove dell'instancabile Melinda Tamas-Tarr, ha fatto sì che mi venisse in mente di prendere sul serio i miei versi. Così i meno peggio (a mio insindacabile giudizio) sono stati radunati qui.
L'intento è la riscoperta dell'incantamento, quell'aperitivo di verità, cioè, che tanto mi pare assente nel mondo contemporaneo. È ciò che lascia a bocca aperta, che consente al nocchiere di proseguire il viaggio perché sa che prima o poi griderà “Terra”, e ne ha conferma perché, appunto, è vero. Ed è attraverso quella terra che si salveranno lui e i suoi compagni di viaggio. Credo, o almeno lo intendo così, che l'incantamento sia il punto equidistante tra speranza e verità, quella speranza che è frutto della verità. Così, guardando anche alle piccole cose, ai segni – senza far troppa filosofia – si può fare esperienza che il vero è lì, davanti a noi. Chi vive, può dire “ho già visto”, anche se è un “già” che tuttavia aspetta un “non ancora”.
La silloge raccoglie le seguenti poesie (o quello che sono):
- L'incantamento
- Istantanea 92
- Cambio di stagione
- Momento
- Mia
- La chiave semplice
- Sintesi di tre santi
- Ritratto
- Luppolo
- Piccole cose
- Decisa recisa
- Se mi accendo
- Senso
- L'imbuto
- Impalcature
- Mani
- Gabbie
- Deserti
- Voleremo
- Il piacere del solito
- Il sapore dell'insolito
- Poesia svanita
- Elegia dell'indolente
- Frase fatta
- Anafore perpetue
- Ho già visto
- Adamo
- Ingredienti di questo secolo
- Colui (il quale)
- Il privilegio della scintilla
- Semaforo
- Il mistero della città
- Mala tempora?
- Il paradosso delle more.
Per spiegarne meglio i contenuti, incollo la mia introduzione:
Sono qui racchiuse quello che – sempre saltuariamente – ho scritto in tempi recenti, salvo “Istantanea 92” che è, appunto, dell'ormai lontano 1992. In effetti, è da quando frequentavo le scuole medie che mi cimento nel genere poetico poi accantonato. Insomma, giudichi chi legge le cose che sono scritte tra le pagine seguenti. Solo negli ultimi anni ho riscoperto questa forma, posto che di forma si tratti, anche grazie all'incitamento e all'imprevisto apprezzamento dimostrato da alcuni. Primo tra tutti Daniele Boldrini che, tra le pagine dell'Osservatorio Letterario Ferrara e l'Altrove dell'instancabile Melinda Tamas-Tarr, ha fatto sì che mi venisse in mente di prendere sul serio i miei versi. Così i meno peggio (a mio insindacabile giudizio) sono stati radunati qui.
L'intento è la riscoperta dell'incantamento, quell'aperitivo di verità, cioè, che tanto mi pare assente nel mondo contemporaneo. È ciò che lascia a bocca aperta, che consente al nocchiere di proseguire il viaggio perché sa che prima o poi griderà “Terra”, e ne ha conferma perché, appunto, è vero. Ed è attraverso quella terra che si salveranno lui e i suoi compagni di viaggio. Credo, o almeno lo intendo così, che l'incantamento sia il punto equidistante tra speranza e verità, quella speranza che è frutto della verità. Così, guardando anche alle piccole cose, ai segni – senza far troppa filosofia – si può fare esperienza che il vero è lì, davanti a noi. Chi vive, può dire “ho già visto”, anche se è un “già” che tuttavia aspetta un “non ancora”.
La silloge raccoglie le seguenti poesie (o quello che sono):
- L'incantamento
- Istantanea 92
- Cambio di stagione
- Momento
- Mia
- La chiave semplice
- Sintesi di tre santi
- Ritratto
- Luppolo
- Piccole cose
- Decisa recisa
- Se mi accendo
- Senso
- L'imbuto
- Impalcature
- Mani
- Gabbie
- Deserti
- Voleremo
- Il piacere del solito
- Il sapore dell'insolito
- Poesia svanita
- Elegia dell'indolente
- Frase fatta
- Anafore perpetue
- Ho già visto
- Adamo
- Ingredienti di questo secolo
- Colui (il quale)
- Il privilegio della scintilla
- Semaforo
- Il mistero della città
- Mala tempora?
- Il paradosso delle more.
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