lunedì 3 ottobre 2022

Le donne di Santa Febronia

Nel Seicento, quattro donne bolognesi acquistarono un'antica chiesa e un convento fatiscente di Forlì con l'intenzione di fondare un monastero di clausura. Riuscirono nell'intento, aprendo il loro luogo di ritiro anche all'educazione e all'istruzione di ragazze nobili. Poi venne Napoleone: dopo 124 anni si consumò la dolorosa e umiliante soppressione. In questo "Quaderno del Foro di Livio" si ripercorre la storia di un luogo completamente dimenticato che lasciò traccia nella storia anche nel Cinquecento, quando i francesi vinsero la battaglia di Ravenna. Si riporta il testo, integrato, riveduto e corretto, di un precedente libretto scritto da me, ovviamente, sul medesimo argomento. Si avvale però, oltre che di una più pregevole veste grafica, pure dell'introduzione di Paolo Poponessi. Inoltre, per raccontare meglio la figura di Santa Febronia, è stato chiesto aiuto a Giacomo Maggiore. Qui penso sia giusto incollare ciò che ha scritto Paolo Poponessi per questo libretto: 

La storia di una città, di un territorio è certamente la narrazione di grandi eventi e di personaggi che ne hanno caratterizzato le varie epoche. In fondo, però, se davvero vogliamo cogliere in pieno l’identità e il sentimento di una comunità, di essa dobbiamo ricercare le storie e le narrazioni più nascoste, rivelatrici davvero del cuore di un popolo, del volto di una città e del carattere di un’ epoca.
E’ proprio questo che, nelle pagine che seguono, ha cercato di fare Umberto Pasqui, tracciando la
storia di figure nascoste quali potevano essere quelle delle suore del monastero forlivese di Santa
Febronia. E’ la storia di un gruppo di persone che avevano messo al centro della loro vita la fede
cristiana e a questo impegno cercarono di mantenersi fedeli, nel rispetto di una regola severamente ascetica, con le inevitabili cadute dovute al limite della condizione umana.
Questo monastero, così come i tanti altri presenti a Forlì, era un luogo di religiosità e di riferimento per la crescita della fede cristiana di tutta la comunità del territorio e anche per questo era pulsante di relazioni con la società nella quale era immerso. Qui, inoltre, si svolgeva una opera educativa a favore delle giovani di buona famiglia, formandole anche in vista di un eventuale loro inserimento nella vita civile. La Forlì del Sei/Settecento era ancora un luogo nel quale i segni della religiosità cristiana caratterizzavano anche l’ orizzonte fisico dei forlivesi nei quali era fortemente radicato il sentimento religioso: tanti conventi, oratori, cappelle, chiese, oltre a immagini devozionali sui muri e le facciate delle case. Davvero era così, anche se oggi, pensando allo spirito anticlericale radicatosi nella seconda metà dell’ Ottocento, potremmo anche fare fatica a crederlo!
Proprio il legame così diffuso nella popolazione con la religione fece sì che nel corso dei secoli il patrimonio della Chiesa e degli ordini religiosi fosse incrementato da donazioni e lasciti assai spesso di natura immobiliare. Questo avvenne anche per le suore di Santa Febronia che avevano immobili in città e terreni agricoli nelle campagne affidati alle cure di contadini che destinavano quote dei raccolti al monastero. Era questa una dimensione economica che assumevano questi luoghi della religiosità che poi, anche per questo, sarebbero finiti nel mirino delle nuove autorità di governo installatesi all’ arrivo di Napoleone anche nel Forlivese a partire dal 1797.
Pure Santa Febronia, sebbene più tardi rispetto ad altre realtà religiose, chiese e monasteri, fu
travolta con la sua comunità dalla politica che intendeva fortemente limitare l’ influenza della
Chiesa nella società. Prima l’ amministrazione “giacobina” poi quella del napoleonico Regno d’
Italia colpirono duramente con le soppressioni gli ordini religiosi. Della vendita all’ asta dei loro
beni confiscati dalle autorità approfittarono nobili e borghesi possidenti per accrescere i loro
patrimoni.
Era l’ inizio di una mutazione della società e ancora più la nascita di un nuovo sistema di valori in forte dialettica con quelli tradizionali e, alla radice, con la visione dell’ uomo e della società propria del cristianesimo, una dialettica che ancora oggi prosegue…
Forlì ne uscì profondamente mutata nella sua società e in parte del suo popolo così come le vicende storiche successive avrebbero dimostrato. Lo stesso paesaggio urbano ne uscì cambiato con tanti luoghi della religiosità forzatamente sconsacrati e trasformati in abitazioni, laboratori, magazzini o caserme o addirittura quasi totalmente demoliti. Purtroppo era iniziato un processo che sarebbe poi proseguito con lo Stato unitario.
Furono così cancellati luoghi plurisecolari della devozione e con essi riti e feste a questi collegati. 
La memoria di tanti di essi è andata completamente perduta, come quella del convento di Santa Febronia e delle suore che lo animarono. Ma, fortunatamente, il monastero e coloro che in esse vissero, grazie a Umberto Pasqui, riemergono su queste pagine dal passato e dalla dimenticanza.

Il volume, pubblicato nell'agosto scorso, è disponibile qui. Chi lo preferisse nella versione elettronica, lo troverà qui

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