Edizioni Kimerik, 2005
Recensione di Fulvio Castellani
(Pubblicata sulla rivista Omero - Anno VI - Num.26 - pag. 11)
Già noto ed apprezzato scrittore, Umberto Pasqui con "Insalata di vento" si tuffa nel romanzo; e lo fa usando una grafia quanto mai personalizzata, nuova in certi approcci e senz'altro efficace.
C'è un mescolarsi di atmosfere e di interrogativi, di momenti legati alla vita e al futuro, ad intercalare una storia dalle tinte forti.
C'è, come si può dire, un piacevolissimo gioco ad intarsio dal quale fuoriesce la grande sensibilità di Umberto Pasqui ed il suo sapersi calare nei perché della realtà trasfigurandola, abbellendola e contemporaneamente mettendone a nudo emozioni, voli alti, intrecci assai spesso inattesi e solo virtualmente non legati alla quotidianità.
Il tentativo di sfuggire alla noia da parte del giovane Dante mette in circolo delle insolite situazioni e delle trasgressioni che, poi, alla fine lasciano in lui un vuoto di certezze.
La scrittura di Umberto Pasqui, come dicevamo, è suadente e vivace, riesce a catturare ed a coinvolgere proprio per quel suo sapiente modo di orchestrare il certo e l'incerto, i movimenti di scena e l'irrealtà (singolare, al riguardo, l'uscita dalle stanze sotterranee a cavallo dei prosciutti da parte di Giuturna, Virtù, Dante e Grossanuca).
Una prova, questa di Umberto Pasqui, che conferma perciò le sue doti di attento manovratore del fantastico e del reale, nonché la sua innata predisposizione a veicolare la sensazione di vivere il più possibile il sogno in veste di realtà e la realtà con i paludamenti del sogno.
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