Edizioni Kimerik, 2006
Recensione di Davide Argnani
(Pubblicata sulla rivista Confini - Num. 29 - Maggio/Agosto 2008 - pag. 61)
Umberto Pasqui è un giovane scrittore imprevedibile. Alcuni anni fa, quando scriveva questi racconti, sosteneva che "ogni giorno, verso le due del pomeriggio, si consumava la fine del mondo". E lo diceva proprio con quella dolce evasione tipica dei giovani ma già smaliziata e colma di ironia. Un'ironia che spesso riprende il comportamento umano nella sua più semplice realtà, quella del vivere quotidiano, ma vista dallo scrittore, nel senso di una metamorfosi del comportamento attraverso i tic, la sonnolenza e quell'immaginario collettivo della finzione.
Il racconto Mal comune mezzo gaudio inizia così: "Capita spesso che qualcuno, quando viaggia in treno, si dimentica qualcosa sulla carrozza" e via una bella storia strampalata ma dai toni realistici, come anche in Adelaide controvento: "Ogni giorno della nostra vita è arricchito da incontri con le tante persone che vediamo attorno a noi". Tutto vero, ma il narratore, dopo l'iniziale rappresentazione realistica se ne va per i fatti suoi, con la fantasia ricca e ben colorata che lo trasporta su altre storie, altre fantasie iperboliche, lungo il cammino di personaggi originali che non lasciano in pace il lettore, il quale è costretto a un continuo raffronto con i pensieri e le storie dei personaggi tanto bizzarri. Una scrittura e un modo di raccontare che Pasqui sa ben controllare e inventare.
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